Storie dimenticate – Dino Campana

Ho sempre avuto un amore incondizionato per quei personaggi dalla vita un po’ difficile, complessi e profondi, ma che la storia con le sue polverose pagine appesantite da personaggi più grevi e forse un po’ egocentrici ha dimenticato. Ed è questo lo scopo della mia rubrica, ridar vendetta ad alcuni di loro, ingiustamente dimenticati. No Giuliano Ferrara, non penso mi occuperò di te.

Il personaggio di questa settimana non è stato dimenticato totalmente, ma viene poco trattato nei programmi di letteratura, troppo spesso bloccati dalla tradizione. Eppure stento a ritrovare nel panorama del ‘900 poetico un animo così profondo. Per qualche tempo è stato conosciuto col nome di Dino Elettrico, e poi vi spiegherò perché, ricordatemelo più avanti.
Innanzitutto inizio con una scrittura della Bibbia: Salmo 118:22. “La pietra rifiutata dai costruttori è diventata la pietra principale.”

Sembra adattarsi perfettamente al nostro Dino Campana. Non tutti lo sanno, ma la prima bozza di quello che diventerà i Canti Orfici, prestata ad alcuni scrittori futuristi perché ne dessero una lettura e una revisione, fu perduta. Persa, così, per incuria e menefreghismo. Campana stette malissimo e non a torto, ma fece affidamento sulla memoria e sui pochi appunti per farne una nuova versione. Inutile dire che stavolta non la diede a nessuno. Disprezzato o a volte nemmeno considerato dai letterati suoi contemporanei influenzerà l’arte poetica di tutto ‘900. “La pietra rifiutata dai costruttori è diventata la pietra principale.” Appunto.
Di lui mi piace tanto una poesia, che voglio mettere qua, perché in fondo si merita di stare scritta su tutti i muri di tutti i paesi del mondo, ultimo sommesso e tragico inno alla contemplazione lontana dalla fretta del mondo civile industrializzato.

“Fabbricare fabbricare fabbricare

Preferisco il rumore del mare

Che dice fabbricare fare e disfare

Fare e disfare è tutto un lavorare

Ecco quello che so fare.”

Sarà perché mi ricorda la città dove sono nato, dove c’è un monumento ispirato a questi versi, “lavorare lavorare lavorare/preferisco il rumore del mare”, ma adoro questa lirica.
Questo sentimento pieno di amore verso il rumore terribilmente sinfonico del mare.
Di lui diranno per anni gli abitanti del suo piccolo paesino che quando parlava di poesia e filosofia “era pieno di impeto”. E riesco a immaginarlo, appassionato e quasi arrabbiato a discutere di poesia, ed è già questo un monumento alla memoria di questo poeta.
Dino viaggia, va in America, in Brasile, in Francia. Ungaretti dice che invece non è mai uscito dall’Italia, ma non voglio crederti, Giuseppe.
Solo che sia la famiglia che gli amici vedono male questo suo carattere, schivo, impetuoso e instabile. E in un tempo in cui chi non rispettava le convenzioni sociali era visto come mentalmente instabile, Dino Campana viene rinchiuso in manicomio. Talmente tanto forti sono le terapie di elettroshock che gli affibbiano il soprannome di “Dino Elettrico”, non so se per i suoi impeti passionali o per l’elettrizzazione che gli lasciava la ‘cura’. Entrerà e uscirà dal manicomio per tutta la vita.
Si innamora perdutamente di Sibilla Aleramo, altra personalità stupenda e troppo grande per stare in un libro di letteratura, e nel carteggio di lettere tra loro due ci sono tra le dichiarazioni più belle mai scritte.
“[…]Perché io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose”
Questo viaggio chiamavamo amore[…]”
(Dino Campana a Sibilla Aleramo, 1917)

Metto qui queste, forse le più famose, ma che sono sempre capaci di cacciarmi nelle malinconica commozione. Infatti solo a prima vista sono versi di amore, sono versi di morte.
Infatti, la storia d’amore tra Dino e Sibilla finisce davanti il cancello del manicomio di Scandicci, dove Dino entra per non uscirne mai più. Morirà nel 1937 per setticemia, all’interno dell’ospedale psichiatrico da cui aveva tentato tante volte la fuga.

Dino e Sibilla non si rivedranno mai più.

Lorenzo Olivieri

Per approfondire il personaggio di Dino Campana:
Il libro di Sebastiano Vassalli, La notte della cometa e il film Un viaggio chiamato amore del 2002 diretto da Michele Placido.